Più di un milione di auto in meno per il Coronavirus

Secondo le ultime stime, le immatricolazioni avranno una contrazione del 50% a causa dell’emergenza coronavirus.

Numeri che fanno tremare il settore auto, e tutti i settori produttivi collegati all’utomotive.

Il calo delle auto potrebbe essere drastico, con una produzione dimezzata e acquisti ridotti al minimo.

Dopo l’estate, da settembre a dicembre, la situazione dovrebbe migliorare, restando comunque molto bassa, con la possibilità di chiusura per diversi stabilimenti.

Le stime, contano infatti la produzione mondiale e, in generale una richiesta praticamente azzerata per quella che era fino a poco tempo fa, una delle industrie principali di diversi paesi.

L’acquisto delle auto, potrebbe però essere sostituito dal noleggio a lungo termine e da nuove forme di utilizzo dei mezzi, che potrebbero comunque creare lavoro.

Un cambiamento comunque senza precedenti quello che sta vivendo il settore che lascia moltissime perplessità.

Si parla molto di smaltimento degli stock per dare vita a una nuova produzione, magari con tagli di prezzi.

Una situazione destinata comunque a creare enormi perdite e azzoppare uno dei settori più colpiti dall’emergenza.

Tra le varie soluzioni proposte troviamo gli incentivi, per spingere gli utenti all’acquisto di nuove auto.

Anche la rivoluzione dei motori elettrici potrebbe ravvivare il settore nei prossimi anni.

Di sicuro però, almeno al momento, la situazione è davvero drammatica e si prospetta uno degli anni peggiori dell’intera storia del mondo auto.

La natura del coronavirus e i suoi effetti sul mercato, deprimono infatti drasticamente il settore.

Mentre il mondo auto spera nell’utilizzo diffuso delle auto, necessarie dato che i mezzi pubblici diventano più complessi e rischiosi a causa del virus, i primi studi sull’inquinamento, e un possibile legame con la diffusione del coronavirus, potrebbe fermare sul nascere questa prospettiva.

Di sicuro un momento delicato, dal quale il settore dovrà trovare il modo di uscire, magari puntando proprio a quelle fonti di energia alternative, ancora poco utilizzate e che hanno scelto il compromesso elettrico.

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